Fiumi di plastica
- On 11 Ottobre 2023
Direttiva “Single use plastic”
Dal 14 gennaio 2022 è in vigore la direttiva denominata ‘’SUP’’ (Single use plastic), il provvedimento voluto dall’Unione europea per ridurre il consumo di plastica monouso e di conseguenza limitarne la dispersione nell’ambiente e negli oceani. Rispetto a quanto previsto dalla direttiva UE, il recepimento italiano prevede che possano essere immessi in commercio prodotti monouso, realizzati in materiale biodegradabile e compostabile, purché certificati conformi a quanto previsto dallo standard europeo definito nella norma UNI EN 13432 (imballaggi) ovvero nella norma UNI EN 14995 (manufatti in plastica).
Nonostante questi importanti interventi normativi, dal rapporto pubblicato pochi giorni fa dall’Ispra, a seguito di un complesso procedimento di monitoraggio, denominato ‘’Down to river’’ , condotto per un arco temporale di circa un anno, su 12 fiumi italiani con sbocco nelle tre sotto-regioni (Mare Mediterraneo occidentale, Mare Adriatico, Mar Ionio e Mediterraneo centrale), emerge un dato veramente allarmante : circa il 35% degli oggetti dispersi nelle acque sono costituiti da plastica monouso. L’attività di osservazione, inserita all’interno dell’Accordo Operativo tra il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ed Ispra, nell’ambito dei monitoraggi da effettuare per la Direttiva Quadro sulla Strategia Marina, si è concentrata sull’esame dei macro-rifiuti galleggianti di grandezza maggiore di 2,5 centimetri.
Obiettivo principale di tale studio è stato quello di approfondire le conoscenze circa la provenienza e le modalità di arrivo dei rifiuti nei nostri mari, rilevando il percorso e la velocità media dei rifiuti, mediante l’utilizzo di localizzatori GPS, inseriti in specifici contenitori, in modo tale da poter simulare il comportamento dei rifiuti di plastica galleggianti e tracciarne il percorso, a seguito dell’azione di trasporto compiuta dalla corrente fluviale. I dati GPS hanno evidenziato come lo spostamento sia quasi sempre intermittente, con percorsi brevi che si alternano a lunghi periodi di interruzione del movimento, dovuti a intrappolamenti e blocchi lungo il corso dell’acqua, dove il materiale si ferma, costituendo numerose aree di accumulo, prima di muoversi nuovamente, a seguito soprattutto di significative variazioni di portata. Dall’analisi del materiale galleggiante, la larga maggioranza, circa l’85%, è risultato essere costituito da materiali di plastica, proveniente da attività legate alla produzione e al consumo di alimenti, la parte restante è composta invece da oggetti di carta, circa il 5%, e di metallo, circa il 3%.
ing. Marco Baldaccini (studio.baldaccini@libero.it)
Frosinone
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